lunedì 12 settembre 2011

Svelato il mistero della disciplina in allenamento ?

Venerdì 9 settembre sono arrivato in anticipo a Jesi rispetto all’ allenamento della prima squadra delle ore 17. Si stava svolgendo l’allenamento della squadra Juniores con 17 giovani giocatori.

Parte finale dell’allenamento con tema tattico in attacco e partitella quando possibile. Quando possibile perché innanzitutto erano tre squadre e poi l’allenatore (giovane) interrompeva spesso per correggere gli errori di questo e quell’altro giocatore. L’allenatore in queste interruzioni si dilungava abbastanza e con tono severo redarguiva il malcapitato.
La mia attenzione quindi andava sugli sguardi dei giocatori in campo e su quelli in attesa di entrare per poter finalmente giocare. Nessuno parlava, nessuno rispondeva al tono a volte sarcastico dell’allenatore. Nessuno si giustificava. Il mio stupore toccava il suo massimo osservando i giocatori che stavano in attesa. In piedi (avevano panchine a sufficienza per potersi stravaccare), osservavano quello che succedeva in campo senza fiatare.

Categoria Juniores quindi neanche tanto piccoli.

Probabilmente il motivo di questa disciplina in allenamento nasce fin dall’inizio. È la norma. È naturale stare in silenzio dedicandosi alla pratica fisica e non linguistica. Chiaramente non solo a Jesi perché i giocatori della prima squadra non provengono nessuno dal settore giovanile.

Tra parentesi, un ottimo livello motorio di questi ragazzi. Credo se qualche buon allenatore di pallamano avesse sottomano i sette che giocavano come riserve potrebbe vincere lo scudetto giovanile nella pallamano.

Altra cosa da menzionare è che 4 o 5 , che fanno parte della rosa della prima squadra, non potendo allenarsi di mattina, prima dell’allenamento con la Juniores avevano svolto una mezz’oretta di pesi. Chiaramente alle 17 erano di nuovo in campo per fare RISCALDAMENTO con la prima squadra e terminare con lo stretching e rilassamento alle 18.45.


1 commento:

  1. Mi vengono in mente i miei trascorsi da dirigente del settore maschile della polis.. quando i ragazzi e magari più responsabili avvisavano il coach dell'assenza per un "compleanno",o altre cazzate varie,e non era spesso una richiesta ma quasi un diritto,spesso i più menefreghisti neanche lo facevano
    Solitamente poi erano i ragazzi più scarsi e che avevano più bisogno di allenarsi.
    Vi lascio immaginare la mia delusione come dirigente visto il tempo e le energie che mi costava questo hobby e con quale spirito si chiedevano risorse e sponsorizzazioni.
    Devo dire che la colpa non era tutta dei ragazzi ovviamente.

    RispondiElimina