venerdì 11 febbraio 2011

Gli allenatori e i pregiudizi


Ho sempre considerato Carlo Mazzone un allenatore di vecchio stampo, ma anche antiquato.

Ho letto ora il suo libro “Una vita in campo” e nonostante sia conscio che quando si scrive un libro si riesce sempre ad enfatizzare tutto e rendere tutto migliore, credo che sia un personaggio oltre che unico e pieno di valori, anche molto intelligente, pronto a cogliere molti aspetti del coaching. Insomma, un allenatore moderno. Un allenatore completo.


Questo mi fa pensare che giudichiamo in maniera pregiudiziale gli allenatori, in maniera frettolosa e sommaria. A volte, asseriamo che un allenatore è bravo perché ci sta simpatico, perché quando parla in un intervista ci colpisce, perché sa comunicare bene.
La comunicazione: sicuramente una componente molto importante per un allenatore, ma sembra che sia l’unica di questi tempi. Da come un allenatore si presenta tv risulta bravo o anonimo.
La comunicazione è talmente importante che un allenatore bravo in questo riesce a far credere alla sua società, ai giornalisti che la sua squadra gioca bene, che è migliore di altri, riesce a “creare” risultati che di fatto non ci sono mai stati. Bravo!
E tutto il resto?
Per esempio, nella nostra piccola pallamano molti giudizi sono dati dai time-out in diretta tv. Ma chi può giudicare un momento così “intimo” tra la squadra e l’allenatore, nel quale le dinamiche da considerare sono così tante che ci sarebbe da parlare per dieci post?
Siamo talmente criticoni che criticheremmo anche Onesta o Wilbek nei time-out delle finali dei Mondiali
Ritornando a Mazzone, consiglio a tutti gli allenatori di leggere questo libro. Mi hanno convinto a farlo queste sue parole nella quarta di copertina:
Sono sempre stato un cane sciolto. Avanti tutta, come un navigatore solitario. Mai avuto padrini, né sponsor. Mai fatto parte di lobby di potenti dirigenti, mai goduto del favore di giornalisti condiscendenti o di raccomandazioni. Se ho ottenuto qualcosa lo devo a me stesso, alla mia determinazione e alla passione che ho messo nella mia carriera. E sono orgoglioso di essere un grande professionista, magari non un grande allenatore, ma certamente un professionista e un uomo perbene”.

3 commenti:

  1. Ho letto il post e il mio primo desiderio è stato di "rintracciare" questo libro!La frase...."E sono orgoglioso di essere un grande professionista, magari non un grande allenatore, ma certamente un professionista e un uomo perbene”.".....vale il libro secondo me!

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